Gesù e gli esclusi

GESÙ E GLI ESCLUSI

(don Paolo S. Poli)

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«Nessuno è escluso dalla gioia portata dal Signore».

(Paolo VI, Gaudete in Domino, 3; Francesco, Evangelii Gaudium, 3)

«Nel mondo d‘oggi si levano con forza voci che non possiamo non sentire e che domandano alle nostre Chiese di vivere fino in fondo l’essere discepoli del Signore Gesù Cristo. La prima di queste voci è quella dei poveri. Nel mondo, ci sono troppe donne e troppi uomini che soffrono per grave malnutrizione, per la crescente disoccupazione, per l’alta percentuale di giovani senza lavoro e per l’aumento dell’esclusione sociale, che può indurre ad attività criminali e perfino al reclutamento dei terroristi. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte alle voci di questi fratelli e sorelle». (Papa Francesco, Chiesa Patriarcale di San Giorgio, Istanbul, 30 novembre 2014).

Quando parliamo di esclusione intendiamo una condizione in cui le persone sono spinte al margine di un gruppo o della società; tale situazione può essere causata attivamente da dinamiche di discriminazione, di sfruttamento, di povertà, ma anche passivamente, attraverso la non valorizzazione delle caratteristiche dell’altro o l’assenza di azioni di promozione. Nella società, l’esclusione può portare al non esercizio di diritti, opportunità e risorse che sono normalmente disponibili per i cittadini e che sono fondamentali per la dignità umana e l’integrazione come l’alloggio, il lavoro, l’assistenza sanitaria, l’istruzione, la partecipazione democratica.

Vita R/S

L’esperienza del servizio ci dà la possibilità di entrare in contatto con gli ultimi. Ed è un percorso che parte dall’idea del fare, ma arriva all’esperienza della relazione. Sembra che il servizio si faccia con le mani, ma poi, ci accorgiamo che l’organo da allenare è il cuore. Il primo passo è quello di imparare a superare l’indifferenza e l’apatia, accorgendosi dell’altro e dei suoi bisogni. Poi, scopriamo lentamente che quel regno dei cieli fatto di piccoli è già possibile nella dimensione in cui ci lasciamo contaminare dalla relazione con l’altro. E, incredibilmente, alla fine, ne usciamo arricchiti e i ruoli si capovolgono. I piccoli diventano grandi, i grandi piccoli.

GESÙ e gli esclusi

Dei quattro Vangeli, il vangelo di Matteo è sicuramente quello più legato alla cultura e alle usanze del popolo ebraico. Secondo una tradizione, probabilmente leggendaria, il vangelo di Matteo fu scritto in aramaico, la lingua parlata da Gesù e solo successivamente tradotto in greco; il testo aramaico tuttavia, sarebbe poi andato perduto, tanto che oggi non se ne conosce neppure un frammento.

Parlando di esclusione, dobbiamo innanzitutto subito ricordare che il popolo di Israele ha sempre conosciuto, prima e dopo Gesù, il tema della discriminazione e del sopruso da parte dei potenti. Questa piccola realtà si è sempre trovata ai margini di grandi imperi (egiziano, assiro-babilonese, macedone, romano) e quando periodicamente essa veniva inglobata da queste grandi entità politiche e militari, era regolarmente oggetto di ingiustizie e di esclusione. Forse per questo la sensibilità ebraica ha sviluppato, per contrasto, una forte attenzione agli esclusi, agli abbandonati, ai deboli, ai poveri; Dio viene definito, nell’Antico Testamento, come «padre degli orfani e il difensore delle vedove» e degli stranieri (Salmo 68,5).

Il Gesù di Matteo, fin da subito si pone in continuità con questa logica di attenzione agli esclusi: il grande discorso della montagna dei capitoli 5-7, vera e propria presentazione programmatica di quel regno che Gesù è venuto ad annunciare e instaurare, inizia proprio proclamando una svolta nel destino degli esclusi: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati» (Mt 5,3-10).

È un vero e proprio capovolgimento di prospettiva, in cui Gesù si rivolge direttamente agli esclusi: chissà quanti, tra quelli che in quel momento lo ascoltavano sulla collina affacciata sul lago, lo erano davvero. Il Signore si rivolge a loro per annunciare la fine delle loro sofferenze, secondo quanto gli spiriti profetici di Israele avevano già preannunciato: «L’arco dei forti s’è spezzato, ma i deboli si sono rivestiti di vigore. I sazi si sono venduti per un pane, hanno smesso di farlo gli affamati»; «il Signore rende povero e arricchisce, abbassa ed esalta. Solleva dalla polvere il debole, dall’immondizia rialza il povero, per farli sedere con i nobili e assegnare loro un trono di gloria». (Cantico di Anna, 1 Samuele 2,4-5.8).

L’annuncio di Gesù non è però solo una questione teorica; Gesù si è avvicinato ai poveri, agli ultimi, agli stranieri; anche chi era considerato un irrimediabile peccatore come Matteo stesso, che raccoglieva i soldi per gli occupanti romani: egli, autoesclusosi dalla stima del suo popolo, trova nella chiamata di Gesù una nuova possibilità di vita (Mt 9,9-13).

Non bisogna poi dimenticare che Gesù stesso sarà rifiutato ed escluso, proprio dalle persone che lo conoscevano meglio, come i suoi concittadini di Nazareth: «‘Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?’. Ed era per loro motivo di scandalo». (Mt 13,54-57).

Nel suo vangelo, Matteo esprime la categoria degli esclusi, dei deboli, dei poveri, con una nuova parola: i piccoli. Il vocabolo greco è mikroí, lo stesso che è presente anche in tante parole italiane: microscopio, microbo. Si tratta davvero di una dei termini chiave di tutto il vangelo di Matteo; ad esempio, quando parla di Giovanni il Battista, Gesù dice: «In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui» (Mt 11,11). Oppure quando si riferisce chi accoglie i suoi discepoli e dice che «chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno solo di questi piccoli perché è mio discepolo, in verità vi dico: non perderà la sua ricompensa» (Mt 10,42).

È ai piccoli, agli esclusi, ai poveri, ai semplici che Dio ha deciso di rivelare ciò più gli sta a cuore: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza» (Mt 11,25).

È infine nel rapporto con i piccoli, nel sapersi mettere al loro servizio che possiamo davvero conoscere il volto di Dio, incontrando realmente il Signore Gesù. È quanto Matteo insegna nella grande immagine del giudizio finale che lui solo, a differenza degli altri vangeli, fa proclamare a Gesù sulla soglia degli eventi della Pasqua, con una linearità potente e con una semplicità spiazzante: il Figlio dell’uomo viene, nella sua gloria, e raduna davanti a sé tutti i popoli per rivelare che nell’affamato, nell’assetato, nello straniero era presente lui stesso e che ogni gesto fatto a loro è fatto alla sua persona. «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me». (Mt 25,19)

Nel capitolo venticinquesimo del vangelo di Matteo, i discorsi di Gesù si concludono dunque così come erano iniziati nel capitolo quinto con le beatitudini. Qui, come là, lo sguardo di Gesù si posa sugli esclusi, sui piccoli, sui poveri in spirito, su chi è nudo, malato, in carcere per indicare a tutti noi la via maestra del nostro agire da cristiani: la carità.

Meditare…e voi chi dite che io sia?

Chi sono gli esclusi, dentro e fuori la nostra comunità, verso cui dovremmo andare incontro?

Il vangelo ci ha portato a fare azioni concrete a favore degli esclusi?

Quando abbiamo conosciuto persone che hanno vissuto l’esperienza dell’esclusione?

In quali occasioni o attività il tuo clan si è fatto vicino a ai piccoli e agli esclusi?

In che modo abbiamo provato a ritrovare in quell’esperienza il senso della Parola di Gesù?