CORAGGIO

CORAGGIO

(Clarisse Itineranti)

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Il coraggio non è l’assenza di paura, ma la consapevolezza che qualcosa è più forte della paura stessa” (Pretty Princess, Walt Disney)

 

Ma cosa è più forte della paura stessa? Certamente qualcosa di positivo, una virtù, il sapere che c’è un bene che ci fa superare gli ostacoli. Il coraggio non è solo il sopportare con maggiore o minore  serenità, un dolore fisico o morale, oppure l’affrontare con decisione un pericolo e neanche il dire e il fare un qualcosa che possa comportare rischi e sacrifici.

È  la capacità di dire, prendere posizione, avere delle proprie opinioni, portarle avanti e sostenerle per un qualcosa di importante, cioè l’amore del giusto e del vero. Il coraggio e anche il camminare decisi sulla propria strada e, come dice Santa Chiara, non permettendo nemmeno a un granello di polvere di intralciare il nostro cammino.

Vita R/S

Ci vuole coraggio a mettersi l’uniforme: testimoniare ciò in cui si crede anche davanti a chi non la pensa come te, anche davanti a chi non rischia mai, anche davanti a chi ti deride.

Ci vuole coraggio a firmare la carta di clan: si accetta di mettersi in gioco, di sancire con una firma il proprio impegno. Dopo la firma non si può più stare a guardare: occorre esserci e fare la propria parte.

Ci vuole coraggio a partire per l’hike. Occorre osare di rimanere soli, occorre avere la determinazione di fare silenzio, occorre rischiare il rifiuto.

Ci vuole coraggio a fare servizio: significa entrare in relazione, significa diventare responsabili di qualcuno, prendersene cura. Significa accettare di perdere la propria vita.

Ci vuole coraggio a prendere la Partenza: andare con le proprie gambe, scegliere per la vita di servire, scommettere su stessi senza “paracadute”.

GESU’ e il CORAGGIO 

Gesù conosce la volontà di Dio su se stesso. Questa affermazione può far sembrare che Gesù – sì vero uomo, ma anche vero Dio – sapesse già tutto sul suo destino, come se la sua strada fosse segnata senza possibilità di cambiamento, quasi una predestinazione.

In realtà Gesù comprende giorno per giorno qual è la sua missione: lo comprende dalla storia, dagli avvenimenti personali che accadono nella sua vita, dal suo rapporto con gli altri e dal suo rapporto personale con il Padre nella preghiera (ebbene sì, anche Gesù prega).

Anche noi, con Lui, possiamo comprendere la volontà di Dio sulla nostra vita (= renderci felici) mettendoci in ascolto della vita stessa e  di Dio (curando il nostro rapporto con Lui) e facendo delle scelte importanti.

Gesù ha una passione: l’uomo. E scopre giorno dopo giorno dove  l’amore verso l’uomo lo porterà (Lc 9.21.22; Lc 9, 44). Nonostante questo, sceglie di perseguire il mandato e la meta che si è posto nella vita:  quando è il momento di muoversi verso Gerusalemme lo fa con  “ferma decisione” (Lc 9.51) a conferma del fatto che il coraggio nasce dalla volontà di scegliere, riscegliere “oggi, domani e il giorno seguente”, ogni giorno dire il proprio “sì” alla strada che si è intrapreso  (“però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino – Lc 13,31-35). Tutto questo perché il “sì” non si pronuncia una sola volta nella vita. La meta è l’insieme di tanti piccoli “sì” quotidiani che danno forma al grande “sì”.

Spesso anche Gesù nella sua vita viene messo alla prova per valutare la coerenza di quello che dice (Lc 10,25) e si trova a prendere posizioni scomode nei confronti dei presunti giusti (Lc 11,37-57; Lc 19,45-46): non è il tentativo di farsi le leggi a proprio uso e consumo, ma di ricordare che il sabato ( la legge) è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato (Lc 13, 10-17). “Coerenza”! Gesù non si è mette mai dalla parte di chi “fa comodo”, di chi “può curare i propri interessi”, di chi può “creargli consensi” (oggi diremmo “like”). Gesù fa una scelta dettata dall’amore e ad essa rimane coerente, ma non da anarchico o sovversivo bensì da “servo”, portando il cambiamento “da dentro” senza rinnegare nulla della fede dei Padri. Come Lui, anche noi, siamo chiamati e possiamo fare grandi cose nella vita, operando il cambiamento senza rinnegamento di ciò che è buono e senza ripiegamento verso ciò che è più comodo.

Il coraggio è il saper scegliere e il rinnovare la propria scelta mettendosi in gioco in prima persona sapendo che guidiamo da soli la nostra canoa, ma con la certezza che c’è Qualcuno e qualcuno che cammina accanto a noi (Lc 18,31-33). Il “sì” è nostro e solo nostro, nessuno può dirlo al nostro posto, ma questo non vuol dire che sia una strada in solitaria o intimistica. Non siamo soli: tanti fratelli e sorelle come noi, Gesù stesso, con il loro “sì” camminano affianco a noi diventando forza e sostegno vicendevole. Non dobbiamo lasciarci sfuggire le dimensioni della nostra fede: quella orizzontale e quella verticale.

Il coraggio di scegliere porta con sé la responsabilità della testimonianza, e il “metterci la faccia” davanti a tutti, l’essere protagonisti sulla propria strada (“Gesù camminava davanti a tutti” – Lc 19,28).

Il coraggio è saper guardare all’obiettivo e non agli ostacoli che si possono incontrare lungo la cammino (Butta il cuore oltre l’ostacolo – B. P.). Gesù, come ciascuno di noi, è consapevole che la strada porta con sé bellezza e durezza; alle meraviglie che si dispiegano dinanzi agli occhi si contrappongono ostacoli e fatiche. Meraviglie fatte di successi, di traguardi intermedi, di soddisfazioni; fatiche fatte di delusioni, di fallimenti intermedi, di incomprensioni. Gesù ci dimostra con la sua vita che nulla di ciò che viviamo lungo la strada è più importante della meta stessa.

Meditare…e voi chi dite che io sia?

Nel nostro servizio, dove dovremmo avere “più coraggio”?

Qual è il passo del Vangelo che ci sostiene in questo?

Parlando ai ragazzi di coraggio, cosa potremmo raccontare di Lui?