FEDELTA’

FEDELTÀ’

(suor Mina Rossi)

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Il significato di fedeltà è:

costante rispondenza alla fiducia accordata da altri o a un impegno liberamente assunto, spec. sul piano affettivo:”la f. coniugale”; corrispondenza alla verità, alla realtà; conformità all’originale:”la f. di una traduzione”.

Molto spesso nel linguaggio comune releghiamo la “fedeltà” solo all’ambito matrimoniale, senza renderci conto che non si arriva ad essere fedeli perché ci si sposa, ma si arriva ad essere fedeli vivendo la quotidianità con uno sguardo limpido, sincero, vero verso ciò che viviamo comprendendo che la realtà,  nel bene o nel male supera sempre la nostra immaginazione. “Questa scelta è il prodotto di una “fedeltà quotidiana”, di una “fedeltà costante”. Essere incostanti o intermittenti, significa fare più danno.

La fedeltà e la costanza sono cose che si imparano un po’ alla volta. Dobbiamo essere pazienti e forti con noi stessi. Risoluti e amorevoli. Come un bambino che un po’ alla volta impara a camminare e a parlare, anche noi un po’ alla volta cominceremo a restare in piedi e a capirci qualcosa”.

Fedeltà02

Semel scout, semper scout: Don Giovanni Barbareschi e Gianni Mora

VITA R/S

 

Hai promesso.

Hai impegnato la tua persona a rimanere fedele ad una scelta e a portarla avanti.

Verso Dio e verso il tuo Paese. Giorno dopo giorno.

Verso gli altri. In ogni circostanza.

GESU’ e la FEDELTA’

“A cosa rassomiglierò il Regno di Dio?”…. (Lc 13,18-21). Dopo aver guarito una donna, l’evangelista Luca riporta alcuni esempi su come Gesù spiegava il Regno.

A Gesù è sempre piaciuto intrattenersi con i suoi interlocutori cercando di spiegare in modo semplice la bellezza dell’amore che sentiva dentro per tutti e per ciascuno in particolare.

Il granellino di senapa ha in se tutta la forza per crescere, ma ha bisogno della fedeltà, cioè della capacità di esserci continuativa e vera. La piccolezza del semino, o del “po’ di lievito” pongono Gesù nella posizione di aiutarci a comprendere che  è importante, anzi fondamentale riscoprire che siamo fatti per le cose piccole, quelle cose che se fatte bene ci toccano il cuore.

Papa Francesco ci aiuta a capire:«Gesù parla di due cose della vita quotidiana: il lievito non rimane lievito, perché alla fine si rovina; si mescola con la farina, è in cammino e fa il pane»; e allo stesso modo «il seme non rimane seme: muore e dà vita all’albero». Quindi: «lievito e seme sono in cammino per “fare” qualcosa». E anche «il regno è così!
«Lievito e seme muoiono. Il lievito non è più lievito: si mescola con la farina e diventa pane per tutti, pasto per tutti. Il seme non sarà più seme: sarà albero e diventerà abitazione per tutti, per gli uccelli…».Non si tratta  quindi di «un problema di piccolezza», per cui si può pensare: «è piccolo, è poca cosa, o cosa grande».
È, piuttosto, «un problema di cammino», e proprio nel cammino «succede la trasformazione».«La farina lascia di essere farina e diventa pane, perché è docile alla forza del lievito»; e ancora: «il lievito si lascia impastare con la farina». E anche se «la farina non ha sentimenti», si può pensare che in quel «lasciarsi impastare» ci sia «qualche sofferenza», così come, poi, nel «lasciarsi cucinare».

La stessa dinamica, si ritrova riguardo al regno di Dio che «cresce così, e poi alla fine è pasto per tutti». Come «la farina è docile al lievito» e «cresce», così accade per il regno di Dio: «L’uomo e la donna docili allo Spirito Santo crescono e sono dono per tutti. Anche il seme è docile per essere fecondo, e perde la sua entità di seme e diventa un’altra cosa, molto più grande: si trasforma». Per questo motivo il regno di Dio «è come la legge: in cammino». Esso «è in cammino verso la speranza, è in cammino verso la pienezza» e, soprattutto, «si fa tutti i giorni, con la docilità allo Spirito Santo, che è quello che unisce il nostro piccolo lievito o il piccolo seme alla forza, e li trasforma per far crescere».

Alle volte sembra che la nostra vita conta perché siamo in grado di fare tante cose, ma Gesù con la sua parola e con il suo esempio ci ricorda che la fedeltà è un tornare al cuore e per farlo abbiamo bisogno di alcuni passaggi fondamentali: il primo è riuscire a vivere bene ogni giorno.

Gesù ha vissuto la fedeltà vivendo la quotidianità di Nazareth. Ha atteso trent’anni crescendo nella fedeltà che la vita va vissuta e donata tutti i giorni con forza e coraggio.

Gesù ha imparato la fedeltà da Giuseppe, leale lavoratore che cercava nella semplicità di rendere la vita dignitosa a Maria e a suo figlio, Gesù ha imparato la fedeltà da Maria che come donna, moglie e madre è stata attenta agli sguardi dei suoi.

La fedeltà in Gesù viene da questi esempi semplici e quotidiani, non dalle grandi cose, non dai grandi discorsi. Lui è fedele e testimonia la fedeltà perché l’ha sperimentata nella sua carne, nel suo essere figlio che non ha tenuto per sè.

La fedeltà lui l’ha vissuta quando pazientemente ha atteso il momento giusto per parlare, quando ha atteso il momento giusto per compiere miracoli, quando ha atteso il momento giusto per dare la vita. Ciò che lo smuoveva dentro era la consapevolezza e la certezza che ciò che lega nella bellezza, alla fine porta ad una libertà che solo se la fai tua puoi viverla e testimoniarla.

La fedeltà non la si impara e vive nelle grandi occasioni ma in quelle piccole e quotidiane. Nessun giorno deve passare senza fare qualcosa di buono, senza aver portato più in là il nostro cuore rispetto ai confini che ci siamo dati. Noi in fin dei conti pensiamo sempre che possiamo fare del bene…ma da un’altra parte: non siamo mai contenti del luogo dove mettiamo i piedi!Dovremmo avere il coraggio di ridire il si al nostro presente.

Gesù vive la sua fedeltà proprio perché vive il presente con i suoi e rende la vita sua e degli altri migliore perché sanata da ciò che non ha fine.

La fedeltà ha a che fare con questo: riuscire a pacificare il cuore sulle cose che viviamo, sulle nostre giornate. La vita infondo è fatta di ore e non di eventi, campi, route. La fedeltà si celebra nella quotidianità. Riuscire a stare dentro le cose che facciamo come il semino sta nel terreno, come il lievito sta nella pasta. È questo stare che ci aiuta ad essere fedeli e la fedeltà è strettamente legata all’attenzione.

Noi diventiamo infedeli non quando tradiamo qualcuno, ma quando siamo disattenti, quando il nostro sguardo non è più rapito da ciò che abbiamo scelto. La fedeltà del semino a crescere è legata all’accoglienza che il terreno gli offre e questo si riflette anche nella nostra vita poiché si vive di porte aperte, di cuori disponibili, siamo vivi perché qualcuno ha deciso di abbassare le sue difese permettendoci di entrare nella sua vita. Gesù è colui che impasta la nostra fedeltà con le mani della sua presenza in noi e ci rende fecondi nella misura in cui ci abbandoniamo a Lui.

Non possiamo fare tutto da soli. La fedeltà è vivere un continuo desiderio di amore  che lotta per l’amato e per le cose a cui teniamo. Tante volte succede invece che abbandoniamo la via che abbiamo imboccato rinunciando a lottare : “ ….ma chi me lo fa fare ad essere fedele ai miei desideri, alla persona che amo, al mio lavoro, agli insegnamenti di Gesù….ecc” e fuggiamo verso paradisi artificiali che drogano il nostro senso di responsabilità portandoci ad identificare in ciò che mi piace ciò che è giusto.
Sapete, Francesco d’ Assisi vive anni di profondo turbamento, vive periodi in cui vuole stare solo, eppure comprende che la realtà che aveva davanti andava guarda con coraggio e fedeltà e che ogni scelta di vita, se si vuole seguire Gesù, se si vuole seguire la felicità, comporta fatica e sacrificio.

Solo quando smettiamo di pensare ad “altro” e ci decidiamo ad amarci con coraggio e fedeltà allora potremmo vivere la gioia dell’abbandono e del dono. Piccole cose. Come la fedeltà così la fede è una questione di piccole cose fatte ogni giorno. Ma ad un certo punto diventano una forza immensa. Fermentano, crescono e offrono riparo.

Cristo non ci chiede eroismo, ci chiede fedeltà a piccole cose. La rivoluzione cristiana è in un granello di senape o in un pezzo di lievito. Il resto ne è solo una meravigliosa conseguenza.

MEDITARE…E VOI CHI DITE CHE IO SIA?

 

Quale fedeltà Gesù ci sta chiedendo? Cosa ci spaventa nel portarla avanti?

Come cerchiamo di raccontare (non solo a parole…) la nostra fedeltà ai ragazzi?

Parlando o condividendo esperienze di fedeltà con i nostri rover e scolte cosa potremmo raccontare di Lui?